ETICHETTA: CONOSCERE PER SCEGLIERE LIBERAMENTE


                                                                                                                                                               

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Quanti di noi non si soffermano con lo sguardo su un’etichetta? 

A tavola la bottiglia del vino, dell’acqua, in bagno la scatola di detersivo, la crema per le mani.

Al supermercato il livello di attenzione si alza e nel luogo sacro a cui affidiamo una buona parte del tempo, e tutto il nostro sostentamento, abbiamo l’opportunità di scegliere di cosa nutrirci, lavarci e come lavare i nostri abiti confidando  nelle  etichette.

Alla voce caffè, tuttavia, l’etichetta perde di significato.

Non una informazione utile a capire cosa berremo, anzi, spesso le poche note presenti sono fuorvianti e vaghe e per consuetudine, pochi fra noi si chiedono da dove arrivi.

Una scadenza molto ampia per legge permette al sacchetto, che sia in grani o macinato, di circolare per 36 mesi, ma nessuno ci dice che la freschezza della tostatura è fondamentale per ottenere una tazza ricca di aromi e profumi e che anche il caffè, come tutti i cibi è soggetto a degrado ed ossidazione che influiscono sul sapore pur conservandone la salubrità.

Nessuno ci dice prima di essere tostato e macinato da quanto tempo fosse in giro dopo essere partito dal paese d’origine. Nessuna etichetta, presente sullo scaffale del supermercato, reca la data di tostatura.

 Perché scegliamo un sacchetto piuttosto che un altro?

Per il prezzo, per la fiducia che ci ispira? Per la pubblicità che ci martella? Per il sapore che ne otteniamo in tazza? In ogni caso la nostra scelta non è basata su alcuna informazione preventiva che ci orienti.

Come fra due mele, ormai sappiamo tutti che la Morgan è una varietà differente dalla Fuji, e quindi il loro sapore, la loro consistenza, il loro profumo si differenziano e quindi possiamo scegliere fra i due tipi di varietà, anche per il caffè la scelta fra varietà è molto ampia e si differenzia moltissimo fino a darci molti tipi di tazze. Sarebbe bello conoscerle e poterle scegliere.

L’opinione pubblica, il consumatore e le varie organizzazioni che lo rappresentano, finora si sono sollevati solo in occasione degli aumenti di pochi centesimi dell’espresso, che hanno segnato le epoche storiche del nostro paese.

È singolare che nessuno chieda di poter disporre di etichette chiare che permettano di scegliere fra origine, processo, varietà, che nessuno chieda di essere informato in merito alla data di tostatura.

Sono principalmente ragioni economiche che hanno relegato il caffè, in tutto il mondo, a questa singolare condizione di emarginazione identitaria in contrasto con la sua fama e la sua popolarità.

La sua connotazione e collocazione come merce commodity, in primo luogo, ma anche il ‘rito’ che costituisce per molta parte delle popolazioni una consuetudine, hanno contribuito a mettere in secondo piano le sue differenze, la sua identità.

Alla fine, l’abitudine prende il sopravvento.

Una chiara e semplice etichetta aiuterebbe sia il barista sia il bevitore di caffè e sarebbe uno stimolo ad approfondire la conoscenza della bevanda ed uscire così da un consumo routinario.

Una etichetta che indichi la specie di appartenenza, la varietà, l’altitudine, il luogo di coltivazione, chi sia il coltivatore,che indichi infine la data di tostatura.

Come per tutti i frutti della terra, oltre la varietà, anche l’origine, l’altitudine, le pratiche di coltivazione influenzano l’identità dei caffè presenti sul mercato.

Del caffè utilizziamo il seme, che viene estratto dalla polpa/ buccia.

Questo seme, contenuto nella ciliegia raccolta dalla pianta, viene estratto ed essiccato attraverso due principali processi e in un secondo tempo, torrefatto o tostato.

Sono proprio i processi dopo la raccolta e il processo di tostatura che contribuiscono a delineare le differenze aromatiche, la persistenza e il corpo delle nostre tazze.

Per comprendere la diversità che ogni lotto racchiude, per godere l’aromaticità, la dolcezza, i profumi delicati, l’intensità e la fruttata acidità che i caffè di qualità racchiudono, è consigliato acquistare chicchi tostati di recente, con tostature non aggressive e differenti per ogni singola origine.

Fra i torrefattori a vocazione artigianale, che a loro volta acquistano i chicchi verdi da importatori indipendenti dal mercato tradizionale delle commodity, è ormai in uso  una etichetta che racconta la storia dei chicchi contenuti nel sacchetto. Poche ma chiare informazioni avvicinano il bevitore di caffè a coloro che lo producono e lo lavorano e aiutano a farci capire molto di più sulla nostra bevanda del cuore.

                                                                                                                                                            

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